Gabriel Garko: «L’incendio della mia villa mi ha cambiato la vita: ero sotto le macerie, sentii la morte vicina»

di Emilia Costantini L’attore è protagonista, con Anna Safroncik, della fiction «Se potessi dirti addio», su Canale 5 in tre serate dal 29 marzo, con la regia di Simona Izzo e Ricky Tognazzi

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Mancava dalla fiction dal 2017. Adesso Gabriel Garko torna in tv, in un ruolo particolare, con Se potessi dirti addio, coprotagonista con Anna Safroncik, dal 29 marzo su Canale 5 in tre puntate, per la regia di Simona Izzo e Ricky Tognazzi. «Ho accettato questo progetto – esordisce l’attore – perché era quello giusto per tornare a recitare. Negli ultimi anni mi sono allontanato non per ritirarmi definitivamente dalle scene, ma perché avevo bisogno di staccare. La notorietà a volte è soffocante, sentivo la necessità di un polmone nuovo, di respirare aria diversa».

L’allontanamento dal video in questi anni, tranne la partecipazione a Ballando con le stelle, è stato forse dovuto al suo coming out al Grande Fratello, che magari non è stato gradito da qualcuno?

«No, nel modo più assoluto, perché se così fosse ci sarebbe un problema serio. Non mi sono mai accorto di discriminazioni e nessun accenno a battute infelici. Avevo solo bisogno di avere i miei tempi liberi. Quanto poi a certe affermazioni di chi ritiene che i ruoli da eterosessuali devono essere fatti da attori etero e quelli da gay devono essere affidati ai gay, mi viene da ribattere: gli attori non devono recitare sé stessi, ma entrare nella pelle di un personaggio diverso da loro».

Marcello De Angelis, il suo personaggio, si trova ricoverato all’ospedale: trovato in fondo a un dirupo privo di conoscenza, è stato in coma e, al risveglio, ha perso totalmente la sua memoria, non ricorda nemmeno il suo nome, ha segreti inquietanti, che affollano il suo passato. Un po’ quello che le è accaduto nella vita vera?

«Nella mia storia personale la parola inquietante è eccessiva. Diciamo che c’è un qualche nesso tra Marcello e Gabriel, soprattutto il voler ricordare il passato».

Per farsi del male?

«Al contrario, per usarlo come bagaglio di esperienza, per non commettere gli stessi errori. Quando ci accade qualcosa di sgradevole, in quel momento diciamo: ma che cavolo, doveva capitare proprio a me? Poi ti accorgi che da un fatto negativo può nascerne uno positivo. Per esempio quando nel 2016 mi trovai nello scoppio della villa, vicino Sanremo: un incidente che mi ha cambiato la vita, finii sotto le macerie, ho sentito la morte vicina… ma proprio da quell’episodio, da cui sono uscito miracolosamente salvo, ho deciso di godermi la vita, di affrontare le cose in positivo… ho rimesso i cocci a posto».

Un tema rilevante della fiction è la ricerca della verità: un problema che ha avuto nella sua esistenza?

«La mia filosofia è che preferisco una brutta verità, piuttosto che una bella bugia. La prima ti può far male, ma puoi risolvere il problema in altro modo. Dietro la seconda ci vedo il fango».

Lontano dagli schermi, ha pubblicato un romanzo Il giardino del tiglio, dove tratta due temi rilevanti: l’Alzheimer di un padre e la famiglia arcobaleno del figlio omosessuale, che non è accettato dall’anziano genitore. Una storia che ha qualcosa di autobiografico?

«Totalmente inventata, tranne l’Alzheimer che, purtroppo, ha riguardato mio padre. Non ho mai avuto problemi con la mia famiglia, ma è pur vero che la realtà supera spesso la fantasia e, quello che racconto nel romanzo, è capitato a tante persone che conosco».

Non solo una carriera televisiva e cinematografica, ma anche teatrale con grandi registi: Luca Ronconi e Franco Zeffirelli, per citarne solo due.

«Due Maestri, mi hanno insegnato tanto, anche due grandi urlatori: se c’era qualcosa che non andava, era difficile frenarne l’ira! E voglio tornare in palcoscenico! Ho scritto una commedia, si intitola Naked
, cioè “nudo”, spero di portarla in scena a breve».

Per mettersi a nudo e raccontare gli errori commessi?


«L’unico errore che ho commesso, e continuerò a fare, è che mi fido delle persone, non per ingenuità, ma perché mi piace avere fiducia negli altri. Purtroppo, mi sono reso conto che certi esseri umani sono più animali di quanto gli animali invece sanno essere umani».

Due urlatori anche i registi Izzo e Tognazzi?

«Vorrei darne una definizione divertente: folli e pazzi… quando penso a loro è come se vedessi un quadro con un’esplosione di colori. Sono l’una l’opposto dell’altro, visionaria lei, più tecnico lui, e a volte anche loro litigano sul set, ma si compensano e se non litigassero… mancherebbe l’ossigeno».

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28 marzo 2024 (modifica il 28 marzo 2024 | 10:40)

28 marzo 2024 (modifica il 28 marzo 2024 | 10:40)