Società
Intervista all’ambasciatore d’Italia in Canada, Gabriele Sardo
Vancouver chiama il Golfo
Occorre puntare sulla cooperazione industriale tra Italia e Canada. Trieste e Vancouver possono fare da apripista per la loro naturale inclinazione al multiculturalismo.
di Anna Maria Zampieri Pan
L’ambasciatore d’Italia in Canada, Gabriele Sardo. |
VANCOUVER
Socievolissimo, anticonformista – sia pure nei limiti impostigli dal suo ruolo di diplomatico –, talora provocatorio e senz’altro propositivo, l’ambasciatore d’Italia in Canada, Gabriele Sardo, mi ha risposto con un largo sorriso quando gli ho chiesto se la carriera diplomatica è stata per lui una vocazione o una coincidenza. Una fulminea occhiata scambiata con il console generale d’Italia, Uberto Vanni d’Archirafi, presente alla conversazione, e un interrogativo in sospeso. Resta il mistero. A Vancouver, a fine settembre, l’ambasciatore Sardo era venuto in visita ufficiale. Qui aveva incontrato autorità amministrative e politiche, esponenti comunitari, responsabili di enti e associazioni, rappresentanti della business community e del mondo culturale. E tra un impegno e l’altro aveva risposto a qualche mia domanda.
Zampieri Pan. Il Canada è vicino all’Europa, culturalmente ed economicamente? Che cosa si propone di fare l’Italia per quanto riguarda i rapporti con il Canada?
Sardo. Il Canada presenta per l’Italia alcune interessanti opportunità, legate soprattutto ad una certa complementarità fra i due Paesi. Non tutte mi sembrano di facile realizzazione perché il Canada è una società che per tradizione non guarda molto all’Italia, non è sempre cosciente del livello qualitativo dei nostri prodotti e servizi e non considera comunque l’Europa, per quanto capisco, un’area prioritaria. Anche con tali limiti sono sicuro che l’Italia potrebbe offrire al Canada diversi insediamenti industriali e comunque una valida offerta di servizi ad opera delle sue piccole e medie industrie (un esempio significativo è visibile proprio a Vancouver dove una ditta italiana specializzata in trafori, come la SELI, sta scavando un tunnel per la metropolitana sotto il False Creek). Un’altra area di cooperazione potrebbe essere l’inserimento di non pochi professionisti italiani (ad esempio medici) in attività professionali in Canada. Purtroppo, la complessità dei requisiti che esistono in ogni Provincia per l’espletamento di opere, e la mancanza di accordi per il riconoscimento dei titoli di studio, costituiscono un serio ostacolo. Da parte italiana credo che dovremmo concentrarci di più sulle possibilità che le facilities canadesi – laboratori, istituti di ricerca, università, ecc. – possono offrire ai nostri studenti e ai nostri ricercatori. Per gli studenti, in particolare, vorrei vedere presto inserito un semestre canadese nello stesso curriculum di studi universitari di alcune università italiane, specialmente per alcune facoltà come Architettura, Ingegneria e Business Administration. Inoltre, possiamo e dobbiamo fare di più per aprire l’Italia al turismo canadese, che è già un turismo intelligente e curioso, e che merita di conoscere anche gli itinerari meno noti della nostra penisola.
Vancouver per conformazione geografica somiglia alla sua città natale, Trieste? Ha pensato ad un gemellaggio in termini di cooperazione?
L’accostamento fra Trieste, con il suo bellissimo golfo e la sua ricca comunità scientifica, e Vancouver era già venuto spontaneamente anche a me. Non so se la formula del gemellaggio sia percorribile e se sia in questo caso la migliore. Non ho, però, dubbi sul fatto che le due città presentino somiglianze impressionanti ed entusiasmanti che mi propongo di valorizzare. Tra queste non c’è soltanto la presenza a Vancouver di università e centri di ricerca come la UBC e il TRIUMP, e a Trieste quella di un polo per la fisica, le bio-tecnologie e altro ancora nell’area di ricerca di Padriciano. Una caratteristica, forse, ancora più importante che avvicina queste due città è anche il multiculturalismo che, in entrambi i casi, è autentico e tradizionale perché dettato anzitutto dalla geografia. Le due città meritano sicuramente un importante programma internazionale in comune. Ne parlerò non solo al sindaco e al presidente della Provincia, ma anche allo stesso presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Illy, che è un uomo politico di grande sensibilità internazionale. Spero ne esca qualcosa che mi consenta, tra l’altro, di tornare a Vancouver al più presto.
(*) L’epopea si fa storia (Messaggero di sant’Antonio-edizione italiana per l’estero, novembre 2000) e (**) La storia maestra di vita (Messaggero di sant’Antonio-edizione italiana per l’estero, marzo 2002).
Dicembre 2006