Una Vita Per La Cultura

Il dottor Antonio Cosenza lascia Vancouver

UNA VITA PER LA CULTURA

Confidenze alla vigilia del pensionamento. Un ammirevole record di iniziative coronano la sua attivita’ in vari Istituti di Cultura del mondo. Un suggerimento al successore e un augurio agli italiani nel mondo.

di Anna M. Zampieri Pan

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Soldati di un esercito pacifico assegnato dall’Italia ai paesi del mondo. Fedeli alla consegna di rappresentarla e servirla degnamente. Dislocati periodicamente da una sede all’altra secondo criteri di opportunita’, proporzionali alle esigenze degli ambienti operativi e alle personali capacita’ di lavoro. Sono le centinaia di addetti alla rete diplomatica italiana nel mondo: ambasciate e consolati, rappresentanze permanenti, istituti di cultura, uffici degli addetti scientifici. Tutti o quasi tutti sanno che ci sono, ne vedono il volto ufficiale, ne richiedono spesso e volentieri la presenza a cerimonie pubbliche e funzioni private. Pochi conoscono o sono interessati alle loro storie umane, a quanto c’e’ dietro l’apparenza di codesti egregi funzionari dello Stato italiano. Anch’essi, pure non costretti all’emigrazione da condizioni di disagio, sono in effetti dei migranti nel mondo. Per scelta iniziale, o per una serie di coincidenze, conducono una vita nomade, anche se gratificante. Soffrono anch’essi i loro problemi di adattamento, specialmente quando hanno famiglia con bambini e ragazzi in crescita. Insieme con la nostra stima, meritano comprensione e solidarieta’ umana. Quando poi viene il giorno in cui la carriera di una vita si conclude, si tirano le somme di una vita spesa al servizio dell’Italia nel mondo.

E’ questo il caso, almeno in parte, del dottor Antonio Cosenza, direttore uscente dell’Istituto Italiano di Cultura di Vancouver. Alla vigilia del pensionamento, dopo 25 anni di continuativo servizio prestato successivamente a Tripoli, a Dublino, a Roma, a New York e a Vancouver – dove lascia un ammirevole record di iniziative e realizzazioni – ha accettato di sottoporsi ad una serie di domande riguardanti la sua storia personale e la sua formazione culturale, il tutto intrecciato con semplici accenni al delicato lavoro di promotore e diffusore di cultura italiana nei paesi che l’hanno accolto, apprezzandone il valore umano e professionale.

Nato a….

Sono nato a Napoli per una coincidenza, perche’ mia mamma aveva seguito mio papa’ che era li’ militare. Dieci giorni dopo la mia nascita e’ scoppiata la guerra (10 giugno 1940, nda) e percio’ mi hanno portato al nord. Papa’ era calabrese, mamma lombarda. Dopo un paio d’anni trascorsi a Verbania sul Lago Maggiore, ci siamo trasferiti a Brunate, sopra il lago di Como. Localita’ di mezza montagna, paese di villeggiatura per l’aristocrazia e la borghesia di quegli anni (luogo intermedio di soggiorno tra le vacanze al mare e quelle in montagna) a Brunate ho avuto un’infanzia molto felice.

E poi?

Sono vissuto a Brunate fino ai 20 anni. Quando ho finito il liceo, da tipo indipendente qual’ero, non ho voluto iscrivermi subito all’universita’ ma ho deciso di lavorare per essere autosufficiente. Conoscendo bene l’inglese, ho lavorato prima per una casa di spedizioni in Svizzera, poi a Milano all’ufficio estero di una ditta licenziataria di una compagnia americana. Dopodiche’ sono ritornato agli studi. Avevo 25 anni quando mi sono iscritto alla Bocconi di Milano. Avevo sempre coltivato l’interesse alle lingue. Facevo lunghi periodi in Inghilterra, dove ho anche lavorato per un po’. Alla Bocconi mi sono percio’ iscritto a Lingue. Mi sono laureato nel ’69, epoca turbolenta dei moti studenteschi.

Dandosi quindi all’insegnamento…

Si’, ho insegnanto per un paio d’anni in Italia, ma avevo sempre questa tendenza ad esperienze fuori del mio paese e del mio ambito di vita. Mi ero laureato in letteratura americana. Ho fatto domanda all’ambasciata americana a Roma ed ho ottenuto una borsa di studio presso un’universita’ degli Stati Uniti del sud, dove ho conseguito un Ph.D in Letterature comparate. (Per modestia non lo dice, ma e’ andato alla North Carolina University di Chapel Hill con una Fulbright scholarship (*), ed ha operato cola’ come Teaching assistant tra il 1972 e il 1976).

Un passo indietro: quali sono state le sue prime letture da bambino?

Debbo dire che letture da bambino non ne ho mai fatte. Avevo tre sorelle, tutte piu’ grandi di me (Anita, la seconda, maggiore di otto anni, e’ l’unica rimasta in vita) e rubavo loro i libri, tra i quali molta letteratura americana tradotta. Quando poi ho incominciato a fare le mie scelte, mi sono rivolto alla letteratura francese e russa. Leggevo molti romanzi, praticamente da quando avevo 8-9 anni. Qualche volta ho letto anche Salgari… e si’, i fumetti, Pecos Bill… il Corriere dei Piccoli… (Tra i suoi autori preferiti ci sono Faulkner e Proust, e assolutamente consiglia di leggere James Joyce).

Il ricordo piu’ bello del periodo studentesco?

Stupendo per me e’ stato quello della Bocconi. Mi piaceva moltissimo cio’ che studiavo, mi piacevano l’ambiente e i professori, quello e’ stato per me un periodo magico.

E del suo impegno alla guida di Istituti Italiani di Cultura?

The highlight e’ stato New York, ma anche il periodo trascorso in Irlanda. Allora, nell’86 quando sono andato a Dublino, l’Irlanda era davvero magica. (Il dr. Cosenza e’ stato all’Istituto Italiano di Cultura di Dublino per un decennio, dal 1986 al 1996, e a quello di New York dal 1998 al 2003).

L’ultimo incarico: da New York a Vancouver, un confronto non facile…

Devo dire che il cambiamento da New York a Vancouver e’ stato abbastanza morbido. Prima di tutto si e’ sempre in nord America… e poi si’, forse la vivacita’ culturale mi e’ un po’ mancata (l’offerta culturale qui e’ minore, tutto e’ minore in confronto) pero’ la citta’ mi e’ piaciuta moltissimo, e l’offerta culturale anche se non paragonabile a quella di New York e’ sempre dignitosa. A parte i tre mesi di sole regalatimi da Vancouver al mio arrivo nel 2003, mi e’ piaciuta moltissimo la risposta del pubblico alla mia personale offerta culturale, specialmente da parte del pubblico canadese (sempre moltissime persone presenti agli eventi). Dal punto di vista della soddisfazione del lavoro, Vancouver mi ha dato forse piu’ di New York. L’unico punto negativo, sono sincero, e’ stata la totale mancanza di interesse dei media, a parte i media italiani. Praticamente l’IIC e’ rimasto l’unica istituzione culturale europea operante qui (i francesi fanno soprattutto lingue, i tedeschi sono pressoche’ scomparsi) e il Vancouver Sun mai una riga sulle nostre attivita’. E questa e’ una spina che mi e’ rimasta…

Il programma che avrebbe voluto realizzare e non le e’ stato posssibile.

Piu’ letteratura, piu’ eventi letterari, ma non mi e’ stato possibile per mancanza di interesse e di supporto adeguato.

Un suggerimento al successore.

Di continuare soprattutto sulla scia delle conferenze, di offrire una varieta’ di eventi. Il pubblico ha bisogno di varieta’ (cinema, musica, ecc.). Mi sarebbe piaciuto fare piu’ cinema in cooperazione con la Cinemateque, ma cio’ dipende da Cinecitta’. Per esempio, le retrospettiva di Rossellini e di Visconti, le hanno mandate a Toronto e a noi no.

Un augurio agli italiani nel mondo che amano e diffondono la loro cultura.

Di poter sempre rimanere se stessi, di rimanere legati alla cultura d’origine, perche’ questo li puo’ aiutare molto ad affrontare l’impatto con le culture altrui.


(*) The Italian Fulbright Commission / Informazioni per gli interessati

La Commissione per gli Scambi Culturali fra l’Italia e gli Stati Uniti (The Italian Fulbright Commission), istituita nel 1948, amministra il Programma Fulbright, in collaborazione con il Ministero degli Esteri e l’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.J. William Fulbright, Senatore democratico dello Stato dell’Arkansas, è stato l’ideatore del programma di borse di studio cui è associato il suo nome. Il Programma Fulbright si attua assegnando annualmente borse di studio Fulbright sia a cittadini italiani che a cittadini statunitensi, svolgendo una intensa attività di informazione, incrementando annualmente il database dei borsisti ed istituendo rapporti di collaborazione con le università italiane ed americane per lo scambio culturale e professionale dei docenti. I bandi di concorso sono pubblicati ogni anno e sono disponibili dal mese di settembre presso la Commissione, le sue sedi periferiche, gli Sportelli Informativi Fulbright e gli Uffici Relazioni Internazionali delle università italiane, in internet al sito http://www.fulbright.it .

Le borse di studio sono riservate ai cittadini italiani laureati in Italia e sono offerte per la frequenza di corsi di specializzazione post-laurea (concorsi nella categoria graduate study), per l’attuazione di progetti di ricerca o per incarichi di insegnamento (concorsi nella categoria lecturer/research scholar) presso università negli Stati Uniti. I candidati ai concorsi Fulbright devono avere una ottima conoscenza della lingua inglese. Requisito preferenziale è il superamento del TOEFL (Test of English as a Foreign Language) http://www.toefl.org La Commissione Fulbright offre presso la sede centrale di Roma e le sedi periferiche di Napoli e Palermo negli orari indicati in internet un Servizio Consulenza per appuntamento per l’approfondimento di specifiche informazioni sull’ordinamento universitario statunitense e per la formulazione della domanda ai concorsi Fulbright. La Commissione in accordo con i Rettori degli atenei ha istituito Sportelli Informativi Fulbright presso le università di Bari, Catania, Ferrara, Messina, Piemonte Orientale “A. Avogadro” di Vercelli, Salerno, Trento, Johns Hopkins University di Bologna, IULM Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano e il Centro Studi Americani a Roma.