Alla Columbia dopo gli arresti aumentano le tende degli studenti che manifestano pro Gaza. E la rettrice è sotto attacco dei docenti

diViviana Mazza, da New York Le critiche dai professori alla preside per aver chiamato la polizia. Molti campus offrono «ramoscelli d’ulivo» agli studenti

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DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
NEW YORK – Alla Columbia l’ultimo giorno di lezioni (ibride) è il 29 aprile, ma la cerimonia di laurea a maggio rischia di diventare un palcoscenico della protesta. L’accampamento, dopo gli arresti, è cresciuto. In un briefing con i giornalisti, ieri sera, il vicecapo della comunicazione della Columbia Ben Chang ha ribadito la preoccupazione dell’amministrazione («Sicurezza non è solo assenza di violenza, la protesta viola le regole») e il timore di persone esterne all’ateneo anche se quest’ultimo è ora chiuso a chi non ha un badge.

Ma la rettrice Shafik è sotto attacco da centinaia di docenti, per aver chiamato la polizia. «I docenti si stanno orientando almeno verso una mozione di censura nei suoi confronti, anche se alcuni vogliono le dimissioni», dice Stephanie McCurry, che insegna Storia. «Non era impossibile gestire la situazione, le università lo fanno sempre. Gli studenti sono idealisti, a volte vincono a volte perdono. Non è la prima volta che ci sono richieste di “divestment”, dall’apartheid al petrolio». Il Comitato di pianificazione che rappresenta i professori ha condannato ogni atteggiamento antisemita ma anche antimusulmano e chiede ai media di non confondere i provocatori e i video girati fuori dall’ateneo con gli studenti all’interno.

Anche a Yale e New York University ci sono state decine di arresti. Ma altri atenei, dopo aver visto la reazione controproducente alla Columbia, tentano approcci diversi. All’Università del Michigan le autorità promettono zone per le proteste: «Le cerimonie di laurea sono state per decenni un luogo di espressione libera e pacifica e continueranno ad esserlo». Al Barnard College, da cui vengono molti degli studenti arrestati alla Columbia, la presidente Laura Ann Rosenbury porge un ramoscello d’ulivo: è pronta a ripristinare l’accesso al campus agli studenti sospesi, se promettono di rispettare le regole (avranno accesso alla mensa e potranno finire in remoto il semestre). «L’esposizione a idee diverse è una componente vitale dell’istruzione», dice Rosenbury. «Ma nessuno studente dovrebbe aver paura per la propria sicurezza».

Molti studenti ebrei dicono di sentirsi minacciati, anche se l’organizzazione Jewish Voices for Peace dichiara che oltre una dozzina degli arrestati e sospesi sono ebrei. «In quanto docente ebrea della Columbia, l’unica volta che non mi sono sentita al sicuro nel campus è stato quando la polizia di New York in assetto antisommossa è venuta in gran numero a trascinare via gli studenti che manifestavano pacificamente», ci dice Susan Bernofsky, docente di Scrittura. «L’accampamento si fa notare e dà fastidio visivamente ma non è in alcun modo pericoloso. Lunedì sera, una collega ha partecipato alla cena cerimoniale di Seder che apre la Pasqua ebraica; c’erano 75 studenti e 12 professori ebrei all’accampamento». McCurry critica «i politici di destra di Washington che non sono mai stati paladini della lotta all’antisemitismo e ora lo usano per attaccare gli atenei, con cui hanno un conflitto pre-esistente perché sono fonti di pensiero indipendente ed etico».

23 aprile 2024 ( modifica il 23 aprile 2024 | 23:21)

23 aprile 2024 ( modifica il 23 aprile 2024 | 23:21)